Papa Francesco: “Prezioso il patrimonio della memoria”

Quando facciamo memoria di un determinato avvenimento la mente e il cuore si confrontano a tu per tu con storie, esperienze e desideri che hanno accompagnato la nostra stessa vita. E così, a distanza di anni, ricordiamo ancora ogni dettaglio della favola della buonanotte che ci raccontavano da bambini, sentiamo sulla nostra pelle le emozioni del primo giorno di scuola, sorridiamo se pensiamo a un traguardo lavorativo che abbiamo raggiunto. Questi eventi costituiscono insieme il patrimonio più prezioso di ogni uomo e di ogni donna: quello della memoria. Papa Francesco, nel suo messaggio per la prossima Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali intende ricordarci che “l’uomo non è solo l’unico essere che ha bisogno di abiti per coprire la propria vulnerabilità, ma è anche l’unico che ha bisogno di raccontarsi, di rivestirsi di storie per custodire la propria vita”.

 

E’ la memoria il nucleo tematico centrale di questo messaggio. “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria. La vita si fa storia”. Con la scelta di questo tema, tratto da un passo del Libro dell’Esodo, Papa Francesco sottolinea come sia particolarmente prezioso, nella comunicazione, il patrimonio della memoria. “L’esperienza dell’Esodo – dice Francesco – ci insegna che la conoscenza di Dio si trasmette soprattutto raccontando, di generazione in generazione, come Egli continua a farsi presente. Il Dio della vita si comunica raccontando la vita. Gesù stesso – prosegue – parlava di Dio non con discorsi astratti, ma con le parabole, brevi narrazioni, tratte dalla vita di tutti i giorni. Qui la vita si fa storia e poi, per l’ascoltatore, la storia si fa vita: quella narrazione entra nella vita di chi l’ascolta e la trasforma”.

 

La 54/a Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, fissata per il 24 maggio 2020, sarà quindi l’occasione per riscoprire insieme l‘importanza di questo legame tra le parole e la vita, tra la narrazione e le persone, tra il passato e il presente. “Quando facciamo memoria dell’amore che ci ha creati e salvati, quando immettiamo amore nelle nostre storie quotidiane, quando tessiamo di misericordia le trame dei nostri giorni, allora voltiamo pagina. Non rimaniamo più annodati ai rimpianti e alle tristezze, legati a una memoria malata che ci imprigiona il cuore ma, aprendoci agli altri, ci apriamo alla visione stessa del Narratore”.

 

Ferdinand de Saussure, uno dei padri della linguistica contemporanea, fu il primo a sottolineare la necessità di coniugare la prospettiva diacronica con quella sincronica nello studio del linguaggio. Per capire una qualsiasi lingua, cioè, bisogna fare riferimento non solo alle sue varianti presenti nello spazio ma anche al processo secondo il quale, nel corso del tempo, si è arrivati a scegliere una parola piuttosto che un’altra per esprimere un determinato significato. Lo stesso concetto – a maggior ragione – dovrebbe valere nel campo delle comunicazioni sociali. La buona comunicazione tiene conto delle diverse generazioni e favorisce il dialogo tra esperienze diverse, perché è proprio grazie a questa “connessione” che la vita si fa storia. Nel manifesto con cui l’ufficio nazionale della CEI accompagna il messaggio del Papa si sottolinea tale legame con l’immagine di un nonno che si informa attraverso il web, mentre il nipote sceglie di leggere un articolo su un giornale cartaceo. Un bel modo per descrivere la comunicazione come occasione di incontro tra generazioni diverse. Adottare un nuovo stile narrativo, basato sulla memoria, è il modo più efficace per rivelare “l’intreccio dei fili coi quali siamo collegati gli uni agli altri”.

 

Michele Spanu