Educazione, lavoro, dialogo tra le generazioni

Oltre 600 partecipanti collegati online hanno seguito la 35ma Marcia della pace: un dato ancora più significativo vista la rimodulazione online decisa negli ultimi giorni, in seguito all’approvazione del Decreto legge contenente le misure anti-covid. Tra i temi principali, educazione, lavoro, sviluppo, giovani, dialogo tra le generazioni. Sullo sfondo, un cammino, quello della pace, che, come richiamato da mons. Roberto Carboni, arcivescovo di Oristano e vescovo di Ales-Terralba nella preghiera introduttiva, «purtroppo rimane lontano dalla vita reale di tanti uomini e donne e, dunque, dalla famiglia umana, che è ormai del tutto interconnessa»: tra le cause, non solo le guerre, i conflitti, ma anche le pandemie, oltre agli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale. Seppur in questo contesto difficile, ci sono una «“architettura” della pace, dove intervengono le diverse istituzioni della società, e un “artigianato” della pace che coinvolge ognuno di noi in prima persona».

Un bisogno di pace, a iniziare da quella “sociale” richiamato anche da Alberto Urpi sindaco di Sanluri, città che avrebbe dovuto ospitare la Marcia in presenza: una pace messa in discussione dalle conseguenze della pandemia e su cui è importante sensibilizzare le varie comunità. Sullo sfondo l’ultimo messaggio del Papa per la pace con l’invito ad essere “artigiani di pace” richiamato da don Mariano Matzeu, parroco di Sanluri, un impegno da vivere «con creatività e coraggio», sperimentando nel concreto la «fatica del dialogo». Invito che si traduce anche nell’impegno verso il lavoro che è dignità e nel cercare di rimuovere il disagio, ponendo al centro la persona, come richiamato da Alessandra Zedda, vicepresidente Giunta regionale della Sardegna.

Le tre vie per la pace indicate dal Papa – dialogo tra le generazioni, educazione, lavoro – sono state ricordate anche dal delegato regionale Caritas Sardegna Raffaele Callia, con il richiamo alle progettualità portate avanti a favore dei giovani, dalla lotta alla povertà educativa al Servizio civile.

In prima linea accanto ai giovani, anche la Caritas diocesana di Ales -Terralba, promotrice da 35 anni di questa Marcia, grazie a diverse progettualità contro la dispersione scolastica (ancora più significative di fronte ai numeri impressionanti di questo fenomeno), al sostegno delle famiglie e dei bambini con disturbi di apprendimento, al doposcuola e grazie a tutti quei «professionisti e volontari che ci mettono il cuore», come sottolineato dal direttore don Marco Statzu, moderatore dell’iniziativa.

La dimensione della mondialità è stata richiamata dal direttore della Caritas diocesana di Cagliari don Marco Lai, con la necessità di una giusta narrazione della storia attuale, a iniziare dal tema dell’immigrazione e della mobilità umana, e con un’attenzione alle persone, partendo da quelle più fragili e che vivono ai margini, da trasmettere alle nuove generazioni.

Giampiero Farru, presidente CSV Sardegna Solidale ha ricordato l’importanza del volontariato, con le migliaia di volontari che ogni giorno continuano a far sì che questa “straordinaria energia civile” diventi forza di cambiamento.

Tra i temi ripresi nella relazione di mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari, vice-presidente CEI e testimone della Marcia, anche il dialogo tra le generazioni, un “rapporto di consegna”, “dono di gratitudine e memoria”; l’importanza di un patto educativo globale; e il tema del lavoro, da cui – come ci dice il Papa – dipende la nostra capacità di costruire la pace: «non c’è pace senza lavoro, perché attraverso il lavoro l’uomo realizza se stesso, e il proprio legame con la società».

La storia della Marcia è stata richiamata dal presidente del Comitato promotore don Angelo Pittau, che si è poi soffermato sull’educazione dei giovani, ricordando il ruolo fondamentale della comunità educante a partire dalle scuole, dagli oratori e dallo stesso volontariato. Infine, don Pittau ha esortato tutti a costruire la pace sempre e comunque, con fermezza e con la resistenza e la lotta, rischiando e impegnandosi in prima persona e superando qualsiasi opposizione.

fonte: Caritas Sardegna