La morte di mons. Gibertini: il suo testamento spirituale

Alle ore 1,30 del 03 aprile 2020 è morto il Vescovo emerito di Reggio Emilia-Guastalla Giovanni Paolo Gibertini, OSB.  Nato a Ciano d’Enza (RE) il 4 maggio 1922, entrò tra i Benedettini del Monastero di San Giovanni di Parma nel 1935; il 12 agosto 1945 fu ordinato sacerdote. A venticinque anni venne designato quale Prefetto dei probandi nello stesso Monastero, incarico che mantenne per sette anni. Nel 1955 fu inviato in Sardegna per la fondazione del Monastero di S. Pietro di Sorres quale Superiore e Priore fino al 1973. Parroco di Borutta dal 1977 al 1979; in tale anno fu eletto Abate del Monastero di San Giovanni di Parma. Eletto Vescovo di Ales-Terralba il 23 marzo 1983, fu ordinato Vescovo in San Giovanni di Parma dal Cardinale Sebastiano Baggio il 25 aprile 1983 (co-consacranti l’arcivescovo Francesco Spanedda ed il vescovo Benito Cocchi). A seguito dell’unificazione delle due diocesi, disposta dalla Congregazione per i vescovi il 30 settembre 1986, è nominato primo Vescovo della diocesi di Ales-Terralba.

Trasferito alla diocesi di Reggio Emilia-Guastalla l’11 luglio 1989, fece il suo ingresso il 24 settembre 1989. Ebbe a compiere la visita pastorale in tutte le parrocchie della diocesi e manifestò vicinanza alle missioni diocesane, visitando quelle in Brasile e programmando un viaggio anche in Madagascar. Sette le lettere pastorali scritte per la diocesi; sempre attento e  studioso della Parola di Dio, manifestò amore per la liturgia e un’intensa devozione mariana. Volle riprendere la celebrazione della liturgia delle ore in Cattedrale nelle domeniche di Avvento e Quaresima. Dedicò costante cura al laicato, preoccupandosi della sua formazione e responsabilizzazione, e in particolare all’Azione Cattolica, così come al mondo della scuola e alle scuole materne della FISM. La rinuncia venne accettata per raggiunti limiti di età il 27 giugno 1998; rimase quale amministratore Apostolico della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla fino al 20 settembre 1998. Dopo un periodo presso il Monastero di S. Giovanni di Parma, dal maggio 2012 dimorava presso la Casa del Clero “San Giuseppe” di Montecchio Emilia.

Il cordoglio della Chiesa di Ales-Terralba è espresso “nella gratitudine per il fedele ministero esercitato alla guida della Diocesi, profondamente radicato nella tradizione monastica e generosamente speso nell’evangelizzazione e nel servizio della carità”. Così mons. Roberto Carboni sul sito ufficiale della Diocesi.

 

Testamento spirituale

Nella celebrazione odierna della S. Messa per il 60° di Sacerdozio, nel Santuario della Madonna dell’Olmo di Montecchio, colgo la ispirazione dello Spirito Santo di pensare con maggiore impegno al giorno del nostro incontro, o Gesù, sempre più vicino.

Lo aspetto serenamente affidandomi totalmente al tuo amore misericordioso e accettando sorella morte nel tempo e condizioni disposte dal Padre. Prego la Madonna, tante volte da me invocata e fatta conoscere da me negli anni del mio ministero, che nella ora della morte accorra presso il mio letto come se fosse mia madre se fosse ancora viva. Forse la mia lingua paralizzata non potrà più invocare il suo nome, ma il mio cuore continuerà a ripeterlo. Così morirò sorridente, perché ci sarà Maria, mia Madre. Ne sono certo!

Adesso, per allora, ringrazio Te mio Signore Gesù e il Padre Tuo e mio dei doni e grazie, elargite a me povero contadinello fino dagli anni della prima adolescenza: vocazione monastica, sacerdozio e ordinazione episcopale.

A Te, Gesù, chiedo umilmente perdono di tutti i miei peccati e miserie, del bene che non ho fatto o compiuto poco bene nelle varie mansioni a me affidate.

Come chiedo ora sinceramente perdono a quanto io avessi offeso nella qualità di Superiore monastico, di Vescovo di Ales Terralba e di Reggio Emilia-Guastalla, così, concedo largo e totale perdono a quanti, forse, pensassero di avermi causato una qualche afflizione, nell’adempimento del mio ministero. Veramente non ne conservo affatto memoria.

Da presso il Padre Celeste, dove, per intercessione di Maria “Fiducia mia” e per i meriti di Gesù “nelle cui piaghe sempre mi nascondo” (S. Ignazio di Loyola) dopo la Messa quotidiana, spero di giungere, pregherò per tutti quelli con cui come Abate, Vescovo, Confessore, Direttore spirituale, ho avuto caldi rapporti spirituali.

A quanti vorranno conservare un mio ricordo, chiedo anzitutto un pensiero orante di suffragio, e suggerisco di tenere sempre presente il motto benedettino

“Quaerere Deum”

del mio stemma episcopale che fu anche programma dei miei 15 anni di ministero episcopale.

Grazie a tutti che benedico di cuore.

+ Giovanni Paolo Gibertini

Parma 12.VIII.2005!

 

Pubblichiamo di seguito un ritratto spirituale di mons. Giovanni Paolo Gibertini a cura di mons. Giovanni Costi

Un tratto caratteristico della persona del vescovo Gibertini emergeva dal suo stile di accoglienza sereno e aperto alla fiducia con un sorriso amichevole. Fin dall’inizio degli incontri personali e comunitari, si poteva cogliere in Lui uno stile monastico-benedettino: ascolto, parole misurate, proposte condivise. Non si era mai dinnanzi ad una presenza distaccata e impositiva, ma allargata ad una ricca umanità, sempre proiettata e riletta negli ideali soprannaturali della fede, nella ricerca di Dio (Quaerere Deum!) anche nelle situazioni complicate. Si può affermare che Gibertini esercita i suoi compiti di governo nelle diocesi di Ales-Terralba (1983-1989), nella provincia di Oristano prima, e a Reggio Emilia-Guastalla (1989-1998) poi, attraverso una configurazione di abate di un grande monastero.

Diventa l’interprete e l’esecutore di una Regola quasi di diocesanità monastica.

L’autorità del vescovo, le sue decisioni e iniziative per il clero, i religiosi e i fedeli assumono quasi il volto dell’abate benedettino, ispirato alla Regola di San Benedetto nei suoi 73 capitoli. Dal cap. 2°. «… l’abate deve governare i discepoli con duplice dottrina e mostrare ciò che è buono e santo con i fatti ancora più che con le parole … nel suo magistero, secondo l’opportunità alterni rigore e dolcezza, mostri l’affetto severo del maestro e quello tenero del padre… non trascuri o tenga in poco conto la salute delle anime che gli sono affidate per darsi cura delle cose passeggere, terrene e caduche…». L’intera comunità monastica è costruita sulla Regola e ne segue e vive i dettati e lo spirito; l’abate ne è l’interprete personale e modello per i monaci. L’immagine del monastero non è dettata dalla competenza e dai carismi dell’abate; è la Regola la vera leader della comunità, a cui lo stesso abate resta sempre sottomesso. L’abate è nello stesso tempo padre, pastore e maestro per la vita di fede, delle buone opere, dell’obbedienza, dell’umiltà, della preghiera e del lavoro dei monaci.

Risulta perciò del tutto verosimile che il vescovo Gibertini abbia impresso nel territorio diocesano di Reggio e Guastalla l’impronta spirituale benedettina del Quaerere Deum come evidenziano le sue lettere spirituali:

– Cercare Dio (1990),

– Cercate Dio nella sua dimora (1991),

Cercate il volto del Signore (1992),

– Cercate e troverete (1993),

– Cercate la Sapienza (1994).

Gli ultimi documenti ufficiali del vescovo presentano la proiezione del “cercare Dio” nel culto e devozione della Beata Vergine Maria:

Una donna perfetta chi potrà trovarla? (1994),

Maria ieri, oggi, sempre (1996-1997), negli anni dedicati al 500° di presenza della Basilica della Madonna della Ghiara e per la pastorale mariana in diocesi.

Come ultimo rilievo sembra utile rimarcare che il vescovo Gibertini abbia vissuto e insegnato un prezioso equilibrio tra preghiera e lavoro, presente nel progetto programmatico dell’ora et labora dei Benedettini. Nel mondo d’oggi, dove la carriera e il lavoro costituiscono l’orizzonte preminente della realizzazione personale e sociale, che provoca una durezza nelle relazioni umane, l’incontro con Dio nella preghiera, la riverenza reciproca, l’ospitalità, la ritualità dei gesti, la forza del silenzio costituiscono i presidi del buon vivere.

Di tutto questo il vescovo Gibertini è stato interprete e modello.

Anche nelle giornate vertiginose delle Visite pastorali alle parrocchie della Diocesi, si poteva rilevare che il vescovo ricercava spazi e tempi di silenzio e preghiera personale per nutrire il lavoro. Come vescovo emerito nella abbazia di San Giovanni a Parma e nella Casa del Clero a Montecchio, sul suo tavolo campeggiavano i testi di preghiera della “Liturgia delle Ore” e della Sacra Scrittura, come suggello dei suoi lunghi anni di vita e di servizio alla Chiesa.