
È in programma domenica all’Hotel Marina Beach di Orosei, il convegno catechistico regionale sul tema «I linguaggi della comunicazione della fede». «Una scelta – esordisce l’incaricato regionale dell’Ufficio catechistico, don Maurizio Mirai – che nasce dalla riflessione della commissione regionale, di cui fanno parte i direttori diocesani, sotto la guida di monsignor Mauro Morfino, vescovo di Alghero-Bosa, delegato per il Servizio alla catechesi. Un cammino iniziato a marzo, un mese dopo la nomina regionale, che si inserisce nel percorso avviato dal convegno nazionale, svoltosi lo scorso anno a Scalea, in Calabria. Da lì è iniziata una riflessione a livello regionale e questo convegno ne rappresenta l’attualizzazione in Sardegna».
Domenica sono oltre 900 i partecipanti che si ritrovano per trovare nuovi linguaggi nella comunicazione della fede, attraverso una modalità che richiama il recente incontro regionale delle Chiese della Sardegna, impegnate nel cammino del Sinodo. «C’è la necessità – prosegue don Maurizio – di rivedere il nostro modo di intendere i linguaggi nella comunicazione della fede. È necessario valorizzare i diversi linguaggi che possono emergere al contesto sardo, un percorso di inculturazione, per capire bene quali linguaggi possono facilitare una risposta di fede. Una scelta attuale: ci sono diversi tipi di linguaggi e per aiutarci a capire meglio abbiamo coinvolto un ragazzo membro della Consulta nazionale della CEI. L’adesione di un così alto numero di persone indica come sia urgente una maggiore comprensione delle nuove modalità di trasmissione della fede: non solo strumenti e metodologia ma quali linguaggi possiamo utilizzare e valorizzare per riscoprire come annunciare il Vangelo oggi».
Di fatto si tratta di un cambio di paradigma. «Nell’annuncio della fede, nella catechesi e nell’evangelizzazione – specifica don Mirai – se si rimane ancorati ancora alla comunicazione di un messaggio senza creare condizioni per una risposta e un’accoglienza della fede, alla fine si genera un distacco. Per questo abbiamo individuato nel linguaggio lo strumento utile». «Prima di tutto è un discorso ecclesiale – evidenzia l’incaricato regionale – e, come operatori della catechesi, in questo momento, riteniamo che sia prioritario. Ma non solo. Anche il documento finale del Sinodo, in particolare la parte sulla sinodalità, mette in risalto alcuni elementi quali i linguaggi, il modo di intendere la Chiesa, come annunciare il Vangelo, la realizzazione della formazione alla iniziazione cristiana e soprattutto l’accompagnamento».
Proprio quest’ultimo aspetto è centrale. «Credo – conclude don Mirai – che l’idea vincente sia quella di sedersi attorno ai tavoli sinodali, per ragionare su come creare possibili percorsi di accompagnamento per catechisti, parroci, per la Chiesa in generale, in modo da essere più presente sul territorio e da facilitare l’evangelizzazione».