«Organizzare la speranza»: le caritas parrocchiali riunite ad Olbia

«L’anno di grazia del Giubileo: organizzare la speranza». Questo il tema al centro del XIV Convegno regionale delle Caritas parrocchiali della Sardegna, celebrato ad Olbia, nella chiesa parrocchiale di San Michele, in concomitanza con il 50mo anniversario della costituzione della Caritas diocesana di Tempio-Ampurias.

Alle parole di benvenuto del delegato regionale di Caritas Sardegna, don Marco Statzu, che ha coordinato i lavori, sono seguiti i saluti istituzionali di monsignor Roberto Fornaciari, vescovo di Tempio-Ampurias, dell’assessora ai Servizi Sociali di Olbia, Simonetta Raimonda Lai e del vice presidente della Regione, Giuseppe Meloni.

 

La lectio introduttiva è stata affidata a padre Massimo Terrazzoni, delegato episcopale per la vita consacrata.

Sono seguiti poi gli interventi di don Sandro Serreri, don Gianni Sini e di Domenico Ruzittu, direttore della Caritas diocesana di Tempio Ampurias, che hanno raccontato i cinquant’anni della Caritas diocesana di Tempio-Pausania.

Una narrazione fatta di ricordi, aneddoti, tappe significative e valori cari ai volontari e ai direttori che si sono succeduti nel tempo.

Una storia d’amore lunga mezzo secolo che si intreccia con quella di persone, di fraternità, di comunità che ancora oggi camminano insieme per animare la speranza.

«Dobbiamo essere comunità nell’accompagnamento delle persone», ha precisato il direttore della Caritas diocesana di Tempio-Ampurias, Domenico Ruzittu.

«Se diventiamo comunità – ha proseguito – possiamo essere un faro di luce in situazioni molto dolorose. La gente ha bisogno di vedere porte aperte. Non deve mancare la Caritas parrocchiale con una porta aperta e qualcuno che ti accoglie. Il volontario Caritas non solo dà da mangiare ma si interpella sui motivi della povertà, condivide la fatica con il povero. Restituisce speranza a chi l’ha persa».

Come si organizza la speranza?

Rocco Pezzullo di Caritas Italiana ha provato a rispondere, presentando sei progetti a livello nazionale che la Caritas ha pensato per questo Anno Santo.

Con uno sguardo ai territori, si è poi soffermato sul bisogno di «conoscere meglio le storie perché attraverso le storie scopriamo la ricchezza delle comunità che organizza la speranza. Serve però il coraggio di cambiare quotidianamente il cuore».

La riflessione sui volontari è stata approfondita da monsignor Antonello Mura, presidente della Conferenza episcopale sarda e vescovo incaricato per il Servizio della Carità.

«Siamo qui ha esordito – per dire che organizziamo bene la speranza. Carità e organizzazione non sono in contrapposizione. La Carità è l’amore che riusciamo a scambiarci tra noi e con gli altri».

È fondamentale però «mettere la persona prima dei bisogni. Non ci interessano i bisogni ma la persona che ha bisogno perché se rispondiamo solo ad un aspetto non ci occupiamo di tutta la persona», ha precisato Mura, invitando i volontari a un sincero coinvolgimento.

«Il dono di sé – ha ricordato il Vescovo – viene prima dei doni. A volte portiamo tanti doni ma non portiamo noi stessi, restiamo distaccati, lontani, freddi, incapaci di coltivare relazioni. La fraternità viene prima dell’“individualismo”. Questo ci deve spingere a non ingabbiare la speranza in segni sterili, chiedendoci poi se il povero riesca dopo aver ricevuto a donare.

E da qui la domanda: “Stiamo rendendo i poveri solo destinatari di speranza o protagonisti e testimoni di speranza?”».

Dopo un momento musicale, curato dalla scuola civica di Olbia, nel quale si è esibita la cantante Manuela Mameli, la seconda parte della giornata è stata arricchita da domande e condivisioni con i volontari, che hanno permesso di mostrare la bellezza della comunità, la gioia di donare e testimoniare la carità.

 

Tante le domande, frutto delle suggestioni della mattina, per riflettere insieme sulle fatiche e le gioie degli operatori, sugli spazi per i giovani, su come rendere i poveri protagonisti delle nostre comunità.

«Sento il bisogno di ringraziare – ha precisato don Marco Statzu – tutti coloro che hanno lavorato per la buona riuscita di questo XIV convegno regionale delle Caritas parrocchiali. Credo che tutti noi torniamo a casa rinfrancati e rinforzati, soprattutto nell’idea che dobbiamo costruire sempre più comunità, animare la vita delle nostre parrocchie e delle nostre realtà per poter essere testimoni di speranza, per poter gioire delle bellezze degli altri e per poter aiutarci a vicenda a crescere nell’amore, nella fede, nella speranza ma soprattutto nel coinvolgimento dei poveri nella nostra vita di Chiesaۚ».

Per monsignor Mura è stato «un incontro importante a livello regionale perché ha visto la partecipazione di tutte le diocesi dell’Isola e soprattutto ci ha permesso di riflettere e anche di dare senso all’organizzazione dell’attività della Caritas in Sardegna oggi».