«Il Libano pur essendo un piccolo Paese di solo 10.452 km quadrati, era stato definito da Papa Giovanni Paolo II come “un messaggio” del Vivere Insieme offerto al mondo».
(Credit foto Cristina Uras)
Così si è espresso monsignor César Essayan, vescovo a Beirut, Vicario Apostolico della Chiesa latina in Libano, che ha guidato sabato a Terralba la Veglia di preghiera in occasione della Marcia della Pace, giunta alla sua XXXVIII edizione, organizzata dalla Delegazione regionale Caritas Sardegna, dalla Caritas diocesana di Ales-Terralba, dal CSV Sardegna Solidale, dalla Pastorale Giovanile e Vocazionale diocesana, dall’Unità Pastorale e dal Comune dell’oristanese. Una testimonianza quella del rpesule mediorientale, che ha fatto riflettere e toccato il cuore i presenti che hanno pregato per la pace, specie in Medio Oriente.
«È il Libano il messaggio che vogliamo annunciare e difendere – ha evidenziato il Vescovo – è il Libano il messaggio che rinasce dalle sue ceneri ogni volta che sanguina fino a morire. Parlare del Libano e del suo popolo significa raccontare la Salvezza che si attua quando, malgrado tutto, il Vangelo viene preso sul serio».
Un appello fatto proprio dal Comitato promotore, al quale hanno risposto numerosi, da tutta la Sardegna, per camminare insieme e costruire sentieri di pace: bambini, famiglie, amministratori comunali, volontari delle Caritas diocesane, sacerdoti, associazioni, tutti in Marcia, uniti e convinti che ci si salva solo assieme.
«Parlare di pace è importante anche nella nostra terra – si legge nel comunicato finale del Comitato promotore – per far conoscere la situazione del Libano ed interrogarci su ciò che accade nel mondo, per non abituarci a sentir parlare solo di guerre, di sofferenza, di morte».
«La guerra tutto distrugge – prosegue la nota – e non possiamo stare in silenzio a guardare». Come detto nel corso dell’iniziativa «la guerra avvolge il destino di milioni di persone in tutti i continenti: dall’Africa all’America, dall’Europa all’Asia all’Oceania. Sembra che nulla abbiamo imparato, che nulla vogliamo costruire: uomini e donne, bambini e anziani, sono vittime dell’assurda ricerca del potere politico e militare, del benessere economico a discapito di altri, di sempre maggiori ricchezze finanziarie sulla pelle dei poveri.» «Siamo circondati da tragedie senza fine – evidenzia il documento dei promotori – delle quali spesso riesce difficile anche comprendere il motivo. Non dobbiamo guardare dall’altra parte ma sentirci chiamati a essere portatori di speranza. Dobbiamo farci tutti costruttori di pace».
La manifestazione ha preso il via dal piazzale dell’istituto «De Castro», con i partecipanti che in corteo hanno raggiunto la Cattedrale di San Pietro, dove si è vissuto un momento di preghiera, nel corso del quale monsignor Essayan ha ricordato che «in tutti questi anni le porte delle chiese e degli istituti religiosi in Libano sono state sempre aperte. Le differenze di religione e di origine, che in Libano non sono mai state un problema, alla luce del Vangelo diventano occasione per una migliore testimonianza di cosa significa essere discepoli di Cristo. L’accoglienza anche dei musulmani profughi del Sud del Libano in casa nostra è diventata, pur nella sofferenza, opportunità per la ricerca di una maggiore fratellanza»
A conclusione della veglia, animata dal coro dell’Unità pastorale di Terralba, dopo i ringraziamenti di don Marco Statzu, delegato regionale di Caritas Sardegna, il sindaco di Terralba, Sandro Pili, ha voluto esprimere gratitudine per quanto vissuto come una grande comunità.
Il primo cittadino, a nome dell’amministrazione comunale, ha voluto omaggiare monsignor Antonello Mura, presidente della Conferenza episcopale della Sardegna e delegato per la Carità, monsignor Roberto Carboni, arcivescovo di Oristano e vescovo di Ales-Terralba, Giampiero Farru presidente del Csv Sardegna Solidale e naturalmente don Marco Statzu.