Nota stampa per i giornali diocesani della Sardegna

Si mettono a disposizione dei direttori delle testate diocesane della Regione ecclesiastica della Sardegna gli interventi finora diramati da parte della Diocesi di Cagliari a seguito dell’infelice omelia del sacerdote don Massimiliano Pusceddu su omosessualità e altri temi.

 

 

 

  • Sul sito web della Diocesi – 13 giugno 2016

La Diocesi di Cagliari si unisce all’invito alla preghiera per le vittime e i familiari della strage avvenuta nella città statunitense di Orlando, e fa propri i sentimenti e le parole di papa Francesco, ribadendo che non sarà mai condannata abbastanza ogni forma di omofobia, assieme ad ogni altra forma di discriminazione e di disprezzo per le persone, chiunque esse siano.

 

  • Sul settimanale diocesano “Il Portico” datato 19 giugno 2016 e sito relativo dal 15 giugno

Nei giorni scorsi ci hanno scritto per chiederci come si possa conciliare l’affermazione fatta da papa Francesco: «Chi sono io per giudicare un omosessuale» con alcune interpretazioni di brani di San Paolo riportate da stampa e social media.

Questo argomento si inserisce oggi purtroppo nel contesto drammatico del tragico attentato terroristico con strage avvenuto nell’ultimo fine settimana ad Orlando, negli Usa.

Facciamo nostre anzitutto le dure parole di esecrazione pronunciate da papa Francesco e ribadiamo che non sarà mai condannata abbastanza ogni forma di omofobia, assieme ad ogni altra forma di discriminazione e di disprezzo per le persone, chiunque esse siano. Per quanto riguarda il problema dell’omosessualità e più in generale di tutto l’insegnamento cristiano sulla sessualità rimandiamo al Catechismo della Chiesa Cattolica nn. 2357-2359, con tutto il capitolo sul sesto comandamento, più volte richiamato anche da papa Francesco.

Spesso purtroppo si dimentica la distinzione fondamentale tra l’insegnamento cristiano, che la Chiesa non può mai trascurare, e l’atteggiamento da tenere verso le persone, che il Signore chiede di rispettare e accompagnare con amore e pazienza.

Questo è vero anche nelle Lettere di San Paolo, il cui insegnamento va tenuto presente globalmente per non darne interpretazioni distorte e dannose.

 

  • Sul settimanale diocesano “Il Portico” datato 26 giugno 2016 e sito relativo dal 22 giugno

LA PAROLA DEL VESCOVO. L’AMORE CONTRO OGNI DISCRIMINAZIONE

«Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». Queste parole di Gesù, riportate dal Vangelo di Giovanni nel discorso del Buon Pastore (Gv. 10,10), mi accompagnano da vari giorni in mezzo al clamore nato dall’ormai famosa omelia di don Massimiliano Pusceddu e successive dichiarazioni, a commento di un passo della Lettera ai Romani (c. 1) che, estrapolato dal suo contesto e dall’insieme dell’insegnamento paolino, ha provocato gravi fraintendimenti e ha falsato anzitutto il pensiero di san Paolo che, nella stessa Lettera (c. 5 e 8), proclama senza ombre la Misericordia di Dio. La scorsa settimana il Portico ha già pubblicato una nota redazionale di netta presa di distanza, in risposta a una prima ondata di lettere e di messaggi che chiedevano chiarimenti. Contemporaneamente, unendosi alle parole di papa Francesco sulla strage avvenuta negli Stati Uniti a Orlando, il sito web della diocesi ribadiva la condanna di ogni forma di discriminazione. L’insegnamento della Chiesa è riassunto in modo chiaro ad esempio nel Catechismo della Chiesa Cattolica: senza dimenticare o nascondere la via indicata dal Signore bisogna però essere rispettosi e vicini a tutti, anche a chi non riesce ancora a seguire la strada da Lui proposta, senza giudicare nessuno, perché solo il Signore conosce fino in fondo le responsabilità di ciascuno. Nei giorni seguenti clamore e proteste sono aumentati superando ampiamente il livello locale, non solo per la facile diffusione nei social network ma per la delicatezza dell’argomento. Molte persone si sono rivolte a me personalmente, dicendomi la loro sofferenza e spesso la loro rabbia. Raccolgo e faccio mia la sofferenza di tutti coloro che si sono sentiti feriti in questa vicenda e chiedo scusa a nome mio e della nostra chiesa diocesana, perché un sacerdote, specialmente dall’altare, ma in realtà sempre, non rappresenta mai solo se stesso. All’interessato rinnovo la richiesta di osservare un congruo periodo di silenzio totale. A tutti chiedo di pregare ogni giorno per i sacerdoti, per chi sbaglia, per chi è accusato talora ingiustamente, e specialmente per i tantissimi che ogni giorno in silenzio servono il Signore e i fratelli, affinché non si scoraggino e sentano sempre vicino il Signore Gesù, specialmente quando respirano ostilità e incomprensione. Concludo ricordando quanto scriveva l’apostolo Pietro nella sua prima Lettera (3,15-16): «Pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi; tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto».

+ Arrigo Miglio

 

Si tenga presente che don Pusceddu dal mese di febbraio 2016 è privo di incarichi pastorali e può celebrare in aiuto ai parroci che lo richiedono. Dopo questa recente vicenda gli è stato vietato di predicare e di rilasciare interviste.