Giovani e vita consacrata: assemblea regionale Cism e Usmi

Giovani e vita consacrata: paradigmi e pro-vocazioni educative. Questo il tema dell’Assemblea Regionale CISM (Conferenza Italiana Superiori Maggiori) e USMI (Unione Superiore Maggiori d’Italia) i due Organismi nazionali che riguardano rispettivamente gli Istituti religiosi maschili e quelli femminili, svoltasi a Tramatza il 19 ottobre.

Tema affrontato da suor Nicla Spezzati, superiora provinciale delle Suore del preziosissimo sangue, consigliera dell’USMI nazionale che ha in passato svolto il servizio di Sottosegretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e Società di vita apostolica, presenti Padre M. Morfino Vescovo Delegato per la Vita Consacrata che ha presieduto la Concelebrazione Eucaristica, il moderatore P. Luigi Tiana osb, Abate eletto del Monastero benedettino di S. Pietro di Sorres e Madre Francesca Diana Presidente dell’Usmi della Sardegna, circa 160 religiose, alcuni religiosi e vicari episcopali per la vita consacrata. Suor Nicla, alla luce dell’esortazione apostolica post sinodale Chistus vivit, ha evidenziato alcuni elementi e desideri del mondo giovanile nel quale la Vita consacrata è immerso e dal quale ci si sente anche chiamati in causa per aiutare i giovani a cercare e trovare risposte di senso.

Attualmente la vita consacrata sembra stia vivendo un momento di crisi dovuta alla carenza di vocazioni e all’età che avanza per cui, considerando la realtà, il rischio potrebbe essere quello di perdere la speranza e pensare che per la vita consacrata non c’è un futuro. Ma la vita consacrata non è questione di numeri, come ha affermato suor Nicla ma un movimento d’amore vissuto nello Spirito che mediante la sua forza consente un legame con la realtà ed è questo che assicura il suo futuro nella Chiesa e nel mondo. Oggi in Sardegna la situazione della presenza delle religiose è la seguente: 16 case Generalizie, 1 casa provinciale, circa 70 d’Istituti religiosi presenti con un numero di circa 900 religiose, 10 monasteri di clausura con 80 monache. Proprio in questa situazione del limite, la vita consacrata è chiamata a prendere consapevolezza della realtà, che non può costituire un fattore paralizzante ma piuttosto uno spazio per ripartire. Il che significa uscire dall’autoreferenzialità, camminare insieme dietro al popolo e vivere la mistica dell’incontro, abitare la realtà in modo generativo, ri-educarci ad una relazionalità significativa che tiene conto della complessità e allontana dalla tentazione dell’omologazione e della mercificazione, non rassegnarci alla mediocrità, coltivare e attuare un processo di umanazione.

Il recente Sinodo sui giovani interroga la vita consacrata e la prima domanda da cui partire non deve essere come educare i giovani, ma come rieducare noi stessi nella ricerca della verità, nella ricerca di senso, quello non scontato, che aiuta a guarire le ferite profonde delle persone e ha delle risposte non banali con discorsi omologati o preconfezionati perché, come dice l’Esortazione Apostolica al n. 257: Per realizzare la propria vocazione è necessario sviluppare, far germogliare e coltivare tutto ciò che si è. Non si tratta di inventarsi, di creare sé stessi dal nulla, ma di scoprirsi alla luce di Dio e far fiorire il proprio essere: «Nel disegno di Dio, ogni uomo è chiamato a uno sviluppo, perché ogni vita è vocazione». La tua vocazione ti orienta a tirare fuori il meglio di te stesso per la gloria di Dio e per il bene degli altri. Non si tratta solo di fare delle cose, ma di farle con un significato, con un orientamento…

La vita consacrata ha in sé il valore della profezia e lo sarà sempre nella misura in cui essa si fa memoria della casa di Dio tra gli uomini.

 

Paoletta Meloni