Un momento importante per le diocesi della Sardegna. L’incontro regionale di Orosei ha visto la partecipazione di quasi 600 persone provenienti dalle 10 Chiese dell’Isola, sotto la guida dei Vescovi.
Due giorni scanditi dalla preghiera, da lectio divina e da testimonianze.
Nei tavoli sinodali, 47 in totale, ciascuno dei quali coordinato da un «facilitatore», sono stati analizzati i sette temi proposti: la missione, la parrocchia, la corresponsabilità, la formazione, il linguaggio e la gestione delle strutture.
Al termine ogni volta di confronto la restituzione in sala.
Le giornate sono state contrassegnate dalla volontà di ascolto e comunione: laici e consacrati insieme, per un appuntamento che è un unicum nella storia delle Chiese della Sardegna.
Finora non c’era stato un incontro di tutto il «Popolo di Dio» che abita l’Isola: tanti appuntamenti per specifici ambiti pastorali ma mai un momento nel quale potersi liberamente esprimere e donare la propria esperienza, insieme ai Pastori della Chiese.
La riflessione proposta il primo giorno da suor Rita Lai, docente alla Facoltà Teologica, era incentrata sul Vangelo del giorno, il brano di Luca, al capitolo 9 versetti 18-22, nel quale Cristo interroga i discepoli su chi sia Lui, secondo la gente ma soprattutto secondo loro.
Nel suo intervento suor Rita ha ricordato che la domanda posta ai discepoli oggi viene fatta a noi
Significativa la testimonianza di Mauro Panico e Anna Lasiu, coniugi della diocesi di Oristano, che hanno raccontato la loro storia, iniziata fin dalla giovinezza, all’interno della Chiesa.
Per i due la Sposa di Cristo deve essere capace di «non aspettare la famiglia sulla soglia della porta del tempio, ma saperla incontrare nella dimensione domestica».
Prima dell’avvio dei tavoli sinodali, monsignor Antonello Mura, presidente della Conferenza episcopale della Sardegna, ha ricordato l’importanza dell’appuntamento voluto dai Vescovi, occasione per fare il punto del cammino sinodale voluto da papa Francesco: «L’appartenenza ecclesiale – ha detto – ci invita a camminare assieme, ad ascoltarci e a raccontare quanto stiamo vivendo, ponendolo in uno sguardo che apre orizzonti per il futuro. Quella del racconto è un arte, che ha bisogno di ascolto e di condivisione, ma anche di sguardi profetici».
Nella serata di venerdì un momento di intrattenimento e di riflessione, con l’attore e cantante Mattia Siddi di Cagliari, meglio noto per uno dei suoi personaggi «Gesù di Cagliari». Un’ora di dialogo, nel quale il 40enne cagliaritano ha mostrato che, al di là dell’ironia, a volte pungente, su alcuni vizi dei credenti da lui messi a nudo nei suoi video, nutre grande rispetto per la fede.
Nella seconda giornata Alberto Cosseddu, docente della Facoltà Teologica, nella sua lectio incentrata sul Vangelo del giorno, Lc 9,43-4, ha ricordato quando Gesù con grande forza ammonisce i discepoli con la frase: “Mettetevi bene in mente queste parole…”. «È l’invito – ha ricordato Cosseddu – che dobbiamo accogliere oggi e in ogni momento in cui le sfide sembrano in qualche modo sopraffarci».
Padre Stefano Gennari, frate minore, ha offerto la sua testimonianza di giovane che ha incontrato Cristo attraverso i poveri.
I tavoli sinodali di sabato mattina sono stati introdotti da monsignor Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e Segretario generale della CEI, che ha posto un quesito riprendendo le parole di papa Francesco: «Verso quali passi, quale direzione e quali passaggi lo spirito ci chiede di compiere per camminare insieme?» perché, ha detto, «è bello stare insieme ma è più bello camminare insieme».
Nei tavoli sono emerse idee e proposte che, oltre ad essere state raccolte ed inserite in un unico strumento di analisi, verranno certamente analizzate dai Vescovi per delineare le azioni pastorali dei prossimi anni.
Grazie alle parole emerse è stato possibile individuare quelle che maggiormente hanno segnato i momenti di confronto.
Per laici, sacerdoti, religiose e religiosi e vescovi, l’ascolto, la relazione, la collaborazione, la formazione, la testimonianza e la condivisione sono quelle che hanno segnato il lavoro dei tavoli.
Prima della conclusione un’ulteriore testimonianza: quella della giovane Caterina Corraine, di Orgosolo, la cui vita è stata segnata da una prima fase di intensa attività nella Chiesa, una successiva di allontanamento per alcuni anni e poi il rientro, per quello che lei stessa ha definito «un ritorno a casa».
A monsignor Antonello Mura il compito di chiudere la due giorni: nel suo intervento ha voluto ringraziare per quanto vissuto nelle due giornate, per l’impegno profuso da ciascuno, nel costruire un momento importante per la Chiese della Sardegna, per le quali ora è fondamentale mettere a frutto quanto vissuto ad Orosei.