Un segno di suffragio e di consolazione

L’immagine dei mezzi militari, che trasportano le bare verso i forni crematori, rende in maniera plastica la drammaticità di quello che il Paese vive. Per il rispetto delle misure sanitarie, tanti di questi defunti sono morti isolati, senza alcun conforto, né quello degli affetti più cari, né quello assicurato dai sacramenti.
Le comunità cristiane, pur impossibilitate alla vicinanza fisica, non fanno mancare la loro prossimità di preghiera e di carità. Tutti i giorni i sacerdoti celebrano la S. Messa per l’intero popolo di Dio, vivi e defunti. L’attesa è per la fine dell’emergenza, quando si potrà tornare a celebrare l’Eucaristia insieme, in suffragio di questi fratelli. Nel frattempo, la Chiesa italiana ha posto un segno eloquente: venerdì 27 marzo i Pastori, che ne avevano la possibilità, si sono recati da soli a un Cimitero della propria Diocesi per un momento di raccoglimento, veglia di preghiera e benedizione.
Anche i Vescovi della Sardegna hanno partecipato all’iniziativa. E’ stato un momento di raccoglimento che ha coinvolto l’intero episcopato sardo nella volontà di esprimere anche in questo modo la vicinanza della Chiesa a quanti sono nel pianto e nel dolore. Mons. Roberto Carboni ha fatto visita al Cimitero di Oristano, mons. Giuseppe Baturi al Cimitero di San Michele a Cagliari, mons. Mauro Maria Morfino al Cimitero di Alghero. Mons. Gian Franco Saba si è recato al Cimitero monumentale di Sassari, mons. Giovanni Paolo Zedda al Cimitero di Iglesias, mons. Sebastiano Sanguinetti al Cimitero di Tempio Pausania. Mons. Antonello Mura, infine, ha fatto visita al Cimitero di Lanusei e a quello di Nuoro. Diversi Pastori, un’unica intenzione: quella di affidare alla misericordia del Padre tutti i defunti di questa pandemia. È stato questo “il Venerdì della Misericordia” della Chiesa italiana; un Venerdì di Quaresima, nel quale lo sguardo al Crocifisso invoca la speranza consolante della Risurrezione.